

La storia di Villetta Barrea e del suo territorio risale all’antica età del Bronzo (2300-1000 a.C.), quando bande di cacciatori risalivano dalla valle del Fucino soprattutto nella stagione estiva, occupando per brevi periodi grotte e ripari naturali. Proprio nel territorio del comune di Villetta Barrea si trova una delle grotte più note ed interessanti dal punto di vista archeologico: la grotta “Achille Graziani” che ha preso nome dallo studioso locale che per primo la esplorò nel 1876; i reperti in essa ritrovati sono conservati nel Museo Archeologico di Chieti. A due chilometri dall’abitato di Villetta Barrea è possibile ammirare i resti dell’antico sistema viario romano costituito da un possente muro in opera poligonale di blocchi di calcare, conservato per una lunghezza totale di circa settanta metri, presso la Fonte della Regina (km. 56,600 della Statale 83), che costituiva le fondamenta della strada romana di fondovalle. Questi ruderi testimoniano la presenza dei romani nella valle del Sangro sicuramente dal 298 a.C. dopo la sconfitta definitiva delle tribù Sannitiche. Molto probabilmente la zona dell’Alto Sangro venne inserita nella giurisdizione della prefettura romana di Atina (FR). Nel periodo della tarda età repubblicana, il sistema degli insediamenti, si basava sulla divisione delle terre in vasti appezzamenti coltivati facenti capo a grandi fattorie o ville, di cui sono stati rinvenuti numerosi resti anche nel territorio del comune di Villetta Barrea. A questa organizzazione corrispondeva un’economia mista a base agricola e pastorale, in cui l’allevamento transumante era la fonte primaria di ricchezza. I pastori percorrevano le calles (tratturi di epoca romana) tracciando gli itinerari che saranno seguiti dalla transumanza nei secoli seguenti fino ai nostri giorni. In epoca tardoantica e altomedievale, gli insediamenti e i siti d’altura continuarono ad essere occupati e fortificati dai romani: i “castelli”, che domineranno il paesaggio fino ai nostri giorni. Dopo la dissoluzione dell’impero romano e con il sopraggiungere delle invasioni barbariche, molte comunità si stabilirono presso i monasteri che all’occorrenza si trasformarono in rifugi fortificati. Nel cimitero di Villetta Barrea oggi si possono ammirare i resti dell’antico Monastero di S. Angelo in Barreggio, fondato nel VI° sec. d.C. e gravemente danneggiato nel 937 dalle scorrerie degli Ungari. Nel 1017 i principi di Capua, Pandolfo II° e Pandolfo III°, assegnarono il Monastero, con tutte le sue proprietà e pertinenze, al fratello Atenolfo, Abate di Montecassino, il quale ristrutturò la basilica sullo stesso sito, ma spostò il convento più a valle, sullo sperone di roccia della Foci di Barrea, lo “Studio” con le sue cinque finestre che un tempo dominavano la vallata, oggi completamente murate. In oltre i monaci affiancarono alla rocca-monastero di Barrea, l’insediamento fortificato di Rocca Intramonti, oggi nel Comune di Civitella Alfedena, completando così l’apparato difensivo della Vallis Regia (una delle ipotesi sull’etimologia del nome è quella della “Valle Rea”, dedicata alla dea ellenica Rea Cibele, dea dell’abbondanza). Dalla distruzione di questa rocca fortificata per mano di Giacomo Cantelmo, Conte di Alvito, gli abitanti del borgo si dispersero nei dintorni e nuove famiglie, sotto la protezione del Monastero di S. Angelo in Barreggio, diedero origine a Villetta Barrea, nominata per la prima volta come “Villa Vallis Regiae” nel 1426. Da allora fino agli inizi del 1800, Villetta Barrea dovette subire gli arbitri derivanti dalle lotte di possesso del suo territorio tra i Marchesi Caldora di Vasto e i Conti Cantelmo di Alvito, la famiglia amalfitana dei d’Afflitto, sotto i quali Villetta Barrea registrò un incremento del numero degli abitanti e una notevole prosperità dovuta allo sviluppo dell’allevamento ovino connesso con la transumanza.